venerdì 18 dicembre 2009

L'Asia pensa come l'Europa?

Analisi dei motivi per cui l'Asia NON penserebbe come l'Europa (assenza di sistematicità, il caso della "filosofia cinese"…) e dei motivi per cui l'Europa NON capirebbe l'Asia.
Elisa Freschi potrebbe parlare del tema dell'assenza di autorialità e del modo in cui i testi in India si costruiscano a partire da altri testi e apparentemente solo come loro completamento. Mancherebbe cioè una caratteristica essenziale della ricerca filosofica occidentale, ossia l'originalità (fondamentale anche solo per superare un esame di dottorato!). L'intervento dovrebbe mettere in luce i meccanismi di produzione di testi in India, raffrontarli alla storia della produzione di idee in altre culture, ricercarvi la "nostra" originalità.
Altri interventi potrebbero essere a cura di Hugo David e Isabelle Ratié.

(questo progetto non entrerebbe nei seminari di giugno).

1 commento:

  1. Più in generale, mi chiedo se la vera opposizione di fondo non sia fra India (di Asia in genere non saprei parlare) ed Europa, bensì fra Empiristi (in senso lato) in India e in Europa e Idealisti/Solipsisti/Scettici estremi in Europa e (soprattutto) in India. La vera alterità, mi pare, la vera opposizione al senso comune è rappresentata da Berkeley e ancor più da Ratnakīrti e simili.
    In tal senso, i punti di fondo del suddetto senso comune, i pilastri del nostro pre-concepire il mondo, potrebbero essere (in ordine di radicalità):
    –1. esistenza del mondo indipendente dal soggetto che lo pensa
    –2. esistenza di un soggetto che pensa distinto dall'oggetto pensato
    –3. esistenza di un soggetto
    –4. esistenza di un Assoluto (quale che sia)
    –5. esistenza

    Lo Scivaismo kaśmīro ci è in fin dei conti familiare perché arriva solo a livello 3., il Vedānta a quello 4. Ma il vero problema è quando si nega ognuna di tali categorie. Forse qualcosa del genere intendeva Heidegger quando criticava l'ente?

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